[…] Io volevo intervenire sulla questione della Scala (ovvero sull’ipotesi di ingresso dell’Arabia Saudita nel Cda della Fondazione Teatro alla Scala ndr). Aggiungerei ulteriori osservazioni alle cose che ha detto il consigliere Marcora e che condivido. La prima è semplice: io penso che non è che il sindaco voglia, ma le regole sono queste. Se l’ingresso è un ingresso in una società – anche se non è una società, ma una fondazione, ma per analogia – questa modifica deve passare attraverso le decisioni del Consiglio. È come se noi aumentassimo il capitale e lo decidesse la Giunta. Non si può fare così. Anche dal punto di vista giuridico, è o non è una partecipata? Se è una partecipata del Comune, anche in una forma particolare, il Comune ha la responsabilità di decidere. Io sono andato a leggere lo Statuto. Poiché dalle cose che si leggono chi entra, mettendoci una certa quota, diventa socio fondatore permanente, è una decisione equivalente al fatto che uno entri nel capitale di una società. Vorrei dire che ci vorrebbe la sensibilità di venire in Consiglio … che poi non lo faccia il sindaco, ma l’assessore Del Corno perché è una questione culturale o l’assessore al Bilancio perché è una questione di denari, chiunque, noi dobbiamo discuterne. […]
Seconda questione. Dalle cose che sono state lette c’è un’altra questione sulla quale vorrei riflettere. Come si fa a dire, da parte del nostro sindaco, (io sono obiettivo: quando devo dire le cose positive le dico e quando devo dire le cose negative le dico) che qualcuno non ha rispettato l’impegno al silenzio? È come dire che la colpa è non aver portato a conoscenza delle questioni che dovevano essere risolte all’interno del Cda. Dove sta la trasparenza? Dove sta la correttezza dei nostri atti amministrativi nel momento in cui si decide che si può tacere su determinate questioni? […] Se è questa la regola alla quale noi ci adeguiamo, capisco perché accadono una serie di cose, capisco che ogni volta dobbiamo fare gli articoli 21. Non è solo perché l’abbiamo saputo dai giornali, ma perché abbiamo saputo dai giornali che una delle colpe è aver portato a conoscenza questioni che sono state trattate nel CdA senza che il Consiglio Comunale fosse messo a conoscenza. Io non sono d’accordo sul fatto che si debba stare zitti fino al 18 marzo quando c’è la riunione del CdA. Io volevo raccogliere le firme, ma non lo faccio perché mi auguro che la sensibilità ci porti a risolvere diversamente questa questione. Se non sarà così, chiederò ad altri organismi di decidere se è legittimo che il CdA tratti queste questioni senza che il Consiglio comunale di Milano sia informato perché questa cosa non è accettabile!
Prima del 18 si deve fare una riunione nella quale sappiamo quello che il Sindaco ha rimproverato a Fontana, cioè dice: “Il tuo rappresentante non ti ha raccontato quello che si è detto”. […] Questa questione è molto delicata e io vorrei che fosse risolta con la trasparenza.