Milano in comune - Sinistra e costituzione

CITTA' UNIVERSITARIA

Il futuro di Città Studi

Da: La Sinistra in Zona

EXPO: nel resto del mondo si usano terreni pubblici per questi eventi, che vengono poi donati ai cittadini, non terreni privati pagati a prezzi folli, ma a Milano le banche dovevano coprire i debiti di GRUPPO CABASSI e FIERA MILANO e paghiamo ora il prezzo di queste scelte.
La retorica dei grandi eventi non vuole ammettere la bancarotta di EXPO allora si rastrellano i fondi della ricerca italiana e si riversano su HUMAN TECHNOPOLE , coprendo i debiti con la foglia di fico del trasferimento della Statale!
La vera necessità deriva solo dal fatto che le aree della Statale a Rho verranno conteggiate come aree a standard, riservando la volumetria insediabile all’edificazione privata, nella parte residua, aumentando di molto la cementificazione.
Per loro area Expo è…troppo verde!
UN NO
PER LORO,
UN SÌ
PER NOI
Non viene proposto di trasferire la sola facoltà di Agraria, che con la continuazione di un EXPO sul cibo avrebbe pure un qualche senso, seguendo lo stesso ragionamento usato a suo tempo per Veterinaria con la creazione dell’ospedale per gli animali a Lodi.
L’idea è invece quella di espiantare l’intera Università, con i suoi 20.000 studenti, da un Municipio che già soffrirà per il trasferimento del Besta e l’assurda scelta regionale di trasferire l’Istituto dei Tumori.
Un’operazione drastica che otterrà effetti dirompenti, innanzitutto sociali: il disagio delle famiglie, la perdita di valore degli immobili, la chiusura degli esercizi commerciali.
Inoltre la Statale dichiara che per EXPO potrà indebitarsi per 130 milioni di euro.
SÌ: se questi 130 milioni di euro ci sono, siano investiti per migliorare la fatiscente presenza della Statale in questo Municipio. Ristrutturando l’area di Veterinaria, aprendola al quartiere, pedonalizzando via Celoria, utilizzando aree attigue come gli ospedali in trasferimento, lo scalo ferroviario dismesso, la caserma, le aree abbandonate di Rubattino per costruire residenze per gli studenti e per ammodernare Chimica, Fisica, Farmacia e concludere finalmente il dipartimento di Informatica, in modo che l’Università sia finalmente davvero connessa con il quartiere.
NO ALLO SRADICAMENTO DELLA STATALE
SÌ A CITTÀ STUDI, SÌ AL REFERENDUM
Per coprire il fallimento economico di EXPO si devasta la città.
Basta con le false promesse e gli inganni!
NO

Il rettore Vago, in questo caso per nulla vago, ha dichiarato che l’area tra Ponzio-Celoria e Venezian, verrà alienata per recuperare 130 milioni e sarà inevitabile un suo alto uso residenziale.
In questo caso l’Assessore all’Urbanistica Maran ci deve dire ORA, non dopo i golpe autorizzativi, come è nelle sue abitudini, in cosa consisterà questa nuova colata di cemento.
Se non ci saranno speculazioni, come dichiara falsamente e congiuntamente con Sala, faccia deliberare ORA in Consiglio i veri indici di modifica della destinazione d’uso che saranno concessi alla Statale per fare cassa.
UN TERZO
NO,
IL SECONDO

In nessuna grande città europea si è espiantata un’università storica in questo modo.
Innanzitutto è una questione simbolico/culturale, in quanto il futuro dell’arricchimento di una nazione, in un mondo più che competitivo, si basa sul potenziamento delle proprie università e non sul loro contenimento. Simbolico ed economico. L’investimento della Statale a Rho è previsto in 400 milioni, con un investimento minimo dello Stato. È plausibile che si prospettino variazioni in corso d’opera e debiti su debiti.
Ne conseguirà che per pagare i debiti in crescita la Statale si possa trovare costretta a comprimere tutto il resto, con un decadimento generale dell’insegnamento, della ricerca e del tenore di vita di docenti, studenti e personale. Si consideri solo che questo trasferimento, presentato come migliorativo, comprimerà l’Università in 150.000 mq, quando attualmente ne ha a disposizione nell’area di Città Studi – benchè da ristrutturare – ben 250.000 mq. Di solito si va in periferia per allargarsi, non per restringersi.
Il nostro SI è per la progettazione di un effettivo e sicuro futuro per una delle più storiche e mal gestite Università di Milano, programmando investimenti tecnologici e strutturali che potenzino ed espandano questa università nelle abbondanti aree disponibili a Lambrate, nell’ottica di quella resilienza urbana di cui tanto questa amministrazione va parlando.
Riteniamo che se Sala e Maran vogliono sradicare l’Università dalla Città, arroccando le facoltà in una torre d’avorio ed eliminando così la possibilità di un dialogo e uno scambio tra mondo accademico e cittadinanza – che in questi anni in realtà hanno dato luogo alla creazione di positive reti sociali, come minimo debbano chiedere il parere a tutti i cittadini di Milano con un Referendum.
NO

15 Maggio, ore 21
Aula consiglio Municipio 3
Via Sansovino 9
Incontro con il Consigliere
di Milano in Comune, Basilio Rizzo,
su Statale e Città Studi
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