Milano in comune - Sinistra e costituzione

AMBIENTE

Milano, Piazza d’Armi e il dibattito che non c’è


da: QUADERNI POSSIBILE

Piazza d’Armi è una vasta area verde di Milano, compresa tra la Caserma Santa Barbara, i magazzini militari di Baggio, l’ospedale San Carlo Borromeo e la via Forze armate, la cui superficie è di circa 35 ettari.

Nel 2015 Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A. (Invimit Sgr), una società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stata incaricata del recupero e della valorizzazione dell’area.

Il Piano di Governo del Territorio (PGT) identifica l’area come ATU (Ambito di Trasformazione Urbana) e prevede la possibilità di costruirvi 290.000 mq di superficie lorda di pavimento. Un progetto che si potrebbe attuare con la costruzione di circa 4000 alloggi di medie dimensioni o con la realizzazione di un centro sportivo per il quale sembrava esserci l’interesse dell’Inter. Il bando pubblicato da Invimit Sgr è tuttavia andato a vuoto, e va pertanto al momento considerata sfumata anche questa seconda ipotesi.

In entrambi i casi, tuttavia, una buona fetta dell’area ora totalmente verde verrebbe cementificata e la cittadinanza privata dell’uso di tale spazio oggi completamente pubblico.

Nel corso di questi anni, si è levata la voce critica e autorganizzata di alcuni gruppi di cittadini, in particolare quella dell’Associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere, che ha richiesto una revisione del PGT che preveda l’abbattimento dell’edificabilità sull’intera area verde.

A loro si sono affiancati nel corso del tempo altri comitati cittadini, che sono confluiti nel Coordinamento Piazza D’Armi. Le loro richieste sono supportate da evidenze importanti, come il fatto che nell’area si sia sviluppata spontaneamente un’oasi naturalistica e della biodiversità che merita protezione, un unicum in una città come Milano ove il problema dell’inquinamento è all’ordine del giorno.

L’area di Piazza d’Armi è stata inserita (a seguito di una raccolta firme promossa dalle “Giardiniere”) tra i luoghi del cuore del FAI, per la ricchezza della fauna del parco e l’importanza di questo grande polmone verde nella zona ovest della Città.

Inoltre, in occasione della Giornata Nazionale dei Beni Comuni dello scorso 13 maggio Italia Nostra ha invitato la cittadinanza a partecipare a una passeggiata in questo luogo, sottolineando l’opportunità strategica della sua conservazione.

Il Comune di Milano, nel Documento di obiettivi per il piano di governo del territorio di agosto 2017, inserisce Piazza d’Armi, insieme ad altre aree, come quelle degli Scali ferroviari, di Città Studi e dell’ex area Expo, tra quelle che potranno contribuire in modo rilevante a ridefinire l’assetto urbano della città e dell’intera area metropolitana del prossimo decennio.

Stupisce che nella ridefinizione dell’assetto urbano della città sembri molto spesso mancare una qualsiasi visione di insieme di ciò che nella città già esiste, prevedendo così piani di intervento che non stravolgano il tessuto urbano bensì lo sappiano valorizzare e trasformare a partire dall’esistente. Su Città Studi – come noto, e come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte – l’unica proposta oggi sul piatto è quella di spostare le facoltà scientifiche della Statale verso Expo, senza che sia chiaro in alcun modo quali prospettive future vi siano per il quartiere, in un turbinio di contraddizioni. In Ortica, nella zona est della città – e in particolare negli Orti di San Faustino -terreni proprietà della Statale (che non si capisce perché non si vogliano utilizzare per un’espansione o razionalizzazione dell’Università in linea con la contiguità fisica con il quartiere di Città Studi), qualcuno dice di voler dare vita a un parco della biodiversità, ove al contrario a ovest la richiesta di proteggere e valorizzare un’oasi naturale già esistente viene tacciata dall’assessore Maran come mera volontà di non fare niente e difendere lo stato attuale delle cose.

I Comitati di Piazza D’Armi hanno in realtà realizzato delle proposte concrete, come la richiesta di cambio del PGT e una petizione alla Commissione Europea affinché l’area verde boschiva esistente venga mantenuta e valorizzata come “capitale naturale di biodiversità”, diventando una grande Parco Pubblico Urbano. Propongono inoltre il riutilizzo di parte dei Magazzini militari per scopi sociali, didattici, culturali, scientifici, riabilitativi.

Del resto, buoni esempi di questo tipo già esistono per esempio in Germania, ove a seguito della mobilitazione dei cittadini sull’area di Tempelhofer Park si è abbandonato un imponente progetto edificatorio. O il parco di Südgelände, ove massima attenzione è data alla natura rispettando la vocazione di riserva naturale acquisita nei 50 anni di abbandono precedenti alla sua apertura nel 1999.

In tutto ciò, il Sindaco Sala e l’Assessore Maran hanno recentemente dichiarato che si aprirà un dibattito pubblico circa il progetto di riapertura dei Navigli. Ci domandiamo quale sia il motivo per cui questo tipo di strumento di partecipazione, puntuale e democratico, non si possa applicare anche ad altri interventi di natura urbanistica previsti in città.

Il decreto, in attesa di pubblicazione, sul regolamento per il dibattito pubblico, all’articolo 4 comma 3 recita infatti: «L’amministrazione aggiudicatrice o l’ente aggiudicatore può indire su propria iniziativa il dibattito pubblico quando rileva l’opportunità di assicurare una maggiore partecipazione, in relazione alla specificità degli interventi in termini di rilevanza sociale, impatto sull’ambiente, sul patrimonio culturale e il paesaggio, sulle città e sull’assetto del territorio».

Riteniamo che Piazza d’Armi ricada a tutti gli effetti in questa casistica. Vi sono delle motivazioni di opportunità e rispetto dei cittadini che delle pubbliche amministrazioni debbono valutare e tutelare anche a fronte di investimenti privati. L’interesse pubblico, il bene comune sono fondamenti sociali e costituzionali.

È arrivato il momento di consentire un serio confronto con la cittadinanza su tutti i temi rilevanti di trasformazione urbana, e non più momenti di partecipazione intesi solo come presentazione da parte dell’amministrazione di progetti di fatto già definiti.

Possibile Milano