Milano in comune - Sinistra e costituzione

ARTICOLI 2020/5-6

No agli assistenti civici. Errore da tutti i punti di vista. Sosteniamo piuttosto i Comuni invece di mandarli al collasso!


Rete delle Città In Comune

Assistente Civico, dal destino baro. Si potrebbe sintetizzare così la questione di questa nuova categoria di lavoratrici e lavoratori, parafrasando un vecchio adagio della politica.

Come Rete delle Città in Comune pensiamo infatti di essere di fronte a un grave errore, e da più punti di vista, ma che si possono tutti ricondurre ad un pervasivo e sfaccettato controllo sociale.

Per prima cosa si inserisce nella pervasività dell’esecutivo rispetto al controllo di ogni singolo comportamento sociale, con una nuova categoria di “facilitatori” longa manus di questa cultura. Nello stesso tempo si tengono maglie slabbrate e larghissime su comparti altrettanto importanti come ad esempio – a mesi dall’avvio della pandemia – sulla ancora cronica e colpevole assenza di una politica pubblica di produzione e requisizione di strumenti quali tamponi e reagenti per i test, solo per fare un esempio eclatante. In questi casi il controllo sociale (e socializzato) non è stato necessario, così come non lo è stato su scelte univoche e ben standardizzate in tema di riaperture e soprattutto di protocolli di sicurezza sul lavoro: ovvio che si trattava di andare a disturbare poteri forti…

L’altra questione è che si tratta di un vero e proprio “aborto giuridico” figlio di una sempre più diffusa e non nuova concezione voluta dalle classi dominati: scambiare il sussidio – che sia reddito di cittadinanza, o ammortizzatore sociale – per un “salario” che richiede quindi una prestazione di lavoro. Ed in più – a quanto pare dalle ultime notizie – con il probabile coinvolgimento anche a titolo gratuito di inoccupati. Insomma lo sfruttamento sociale per favorire formalmente il distanziamento sociale! (non quello fisico, che è quello del metro di distanza, proprio quello sociale che è quello tra persone ricche e persone povere!).

In tutto questo dibattito poi manca l’accento su un punto dirimente. La gestione di questi “assistenti civici” sarebbe affidata ai Comuni. In Germania si stanziano 60 miliardi di euro agli enti locali per combattere l’emergenza. In Italia sono stati stanziati più o meno 3 e mezzo (molto meno delle richieste della stessa Anci), però (cinica contropartita?) si regalano loro un po’ di volontari che – senza titolo e senza preparazione, mettendo a rischio anche la loro stessa incolumità – potranno fare da parafulmine delle inevitabili tensioni che rischiano di scaricarsi su di loro, a fronte di una reale necessità dell’obiettivo di fondo, il distanziamento fisico. I Comuni vengono lasciati soli, gli “assistenti civici” anche.

Perché non dare invece più risorse ai Comuni per l’assunzione straordinaria di polizia locale? E perché non aiutare i Comuni e la cittadinanza, stabilendo nuove norme nazionali che impediscano (ad esempio) ai Comuni stessi di alienare anche temporaneamente le spiagge libere, che, con la scusa del distanziamento fisico negli stabilimenti, da una parte ristorano le casse vuote dell’ente locale ma dall’altro creeranno con l’estate alle porte ancora più tensione sociale sui litorali? Insomma ci pare uno scarica barile inaccettabile in una logica dove i più forti scaricano sui più deboli una necessità reale, senza voler rinunciare a politiche sbagliate come il controllo sociale, e una concezione della società e del mondo del lavoro ingiusta che invece sarebbe l’occasione (unica e imperdibile) di provare a cambiare.