E’ un disastro e, guardandolo bene, ci si rende conto che è anche molto peggiore di quel che appaia a prima vista.
Leggiamo i voti assoluti: i 4648 di Milano in Comune comprendono gli elettori di Rifondazione Comunista e Possibile, i sostenitori di Patrizia Bedori e dei socialisti presenti nelle nostre liste, più tutte e tutti che avrebbero comunque desiderato il proseguimento nella nuova consiliatura di un’opposizione critica e costruttiva come quella svolta da Basilio Rizzo in quella scorsa. 4648 in una città di un milione di abitanti.
Peggio: una serie di circostanze avrebbero dovuto giocare a nostro vantaggio.
– L’alleanza con Civica AmbientaLista, costruita con l’impegno di molti, innanzitutto quello di Gabriele Mariani.
– La crisi del M5S e l’adesione di Patrizia Bedori alla nostra lista, con il suo ricco dossier di iniziative e battaglie.
– L’aver costruito l’esperienza di Milano in Comune non come tattica elettorale degli ultimi mesi ma mantenendo una documentata coerenza per tutta la passata consiliatura.
– L’essere stati capaci di far convivere molte e diverse storie personali, culture, competenze, sensibilità, adesioni politiche senza che emergesse la tradizionale litigiosità intestina della sinistra radicale.
– L’assimilazione convinta della cultura ambientalista e di quella dei diritti umani.
– Lo sforzo per dialogare con realtà e punti di vista eterogenei e anche lontani da noi (si pensi agli Approfondimenti on line, utili anche per attraversare gli ultimi mesi di pandemia).
– E l’inesistenza dell’argomento del “voto utile”, con Sala che avrebbe vinto tranquillamente comunque.
Tutto ciò ha convinto solo 4648 milanesi.
(Questa nostra sconfitta sarà anche dannosa per i nostri cugini che hanno deciso di appoggiare Sala. Con quali argomenti e con quale potere contrattuale potranno tentare di limitare dall’interno della maggioranza le scelte “business oriented” della Giunta, a incominciare dalle colate di cemento prossime venture, magari sulla ex Piazza d’Armi o sul Parco Sud?)
Prima di analizzare i nostri errori, bisogna però prendere atto che la sinistra radicale sparisce quasi ovunque e intanto collassa anche il M5S. Accosto queste due esperienze politiche perchè, pur venendo da storie e visioni del mondo molto diverse, hanno avuto però una cosa in comune: fare affidamento su di un cittadino disposto a fare politica a tutto tondo, guardando con attenzione alle scelte effettive e agli interessi difesi da chi è al comando, e non limitarsi a iniziative monotematiche anche molto interessanti ma che lasciano intatta la struttura dei poteri esistenti.
La scelta popolare è stata chiarissima: vengono preferite figure ritenute benevole e competenti, a cui delegare la gestione della cosa pubblica, considerando inutile o al di fuori della portata dei singoli chiedersi a favore di chi siano orientate tali benevolenze e competenze.
Eppure a Milano sarebbe potuta andare diversamente.
Rileggiamo (o leggiamo per la prima volta…) il Programma di Milano in Comune. Lo stile con cui è scritto è un po’ disomogeneo e talvolta sembra una “check list” da Ufficio Tecnico.
Ma, prestando attenzione ai contenuti, bisogna riconoscere che è in documento eccellente. Delinea davvero un’altra Milano, non solo più giusta, accogliente e inclusiva ma anche tecnologicamente avanzata e innovativa. Una Milano che valorizzerebbe quelle professionalità e competenze che saranno necessarie per rispondere alle crisi globali di oggi e di domani, una Milano terreno di cultura sia di aziende emergenti sia di iniziative “non profit”, orientate a creare e sviluppare beni comuni, anche immaterali, potenzialmente in grado di rivolgersi ad ambiti ben più ampi dei confini cittadini.
E allora, che cosa è andato storto?
Voglio sostenere una tesi apparentemente paradossale: il Programma presentato NON E’ IL PROGRAMMA DI MILANO IN COMUNE ed è stata questa contraddizione la causa prima del disastro.
DIMOSTRAZIONE 1
Proviamo a leggere, come esempio, un brano del Punto 4:
Per incrementare l’uso di fonti rinnovabili proponiamo una autentica “Green economy comunale” promossa dal Comune in veste di facilitatore tra aziende private, artigiani, cooperative di giovani per promuovere iniziative innovative nel settore e per promuovere gruppi di cittadini-consumatori (GAS) per l’acquisto di pannelli solari; fino alla promozione della formazione nelle scuole.
Proposte per decarbonizzazione: efficienza energetica, aumento rinnovabili
· Costituzione dell’Assessorato all’Energia & Clima;
· Ampliare la diffusione degli sportelli Energia ai quartieri: si propone che il Comune di Milano diventi soggetto facilitatore per i privati ed i condomini, tramite lo Sportello Energia ed in rete con altri soggetti del territorio (imprese/ESCo: edilizia, impianti, servizi energia, rete CNA, ecc.) affinché possa essere garantito il necessario supporto alla cittadinanza/amministratori condominiali, imprese. PMI, ecc., nelle scelte per l’efficienza energetica e l’uso di fonti energetiche rinnovabili (informazione, coinvolgimento, artecipazione, strumenti, incentivi, sgravi, sostegno);
· Detrazione dai “tributi” comunali dei costi sostenuti per gli interventi di efficientamento energetico (oltre agli sgravi fiscali nazionali);
· Creazione di un Albo/registro dei professionisti qualificati che effettuano diagnosi energetiche, studi di fattibilità e progettazione integrata atta al risparmio energetico;
· Finanziamenti agevolati per interventi di efficienza energetica ed acquisto tecnologie da fonti rinnovabili; facilitazioni per l’accesso al credito; generazione di un plafond casa; tassi agevolati, garanzie fideiussorie; Creazione di un Fondo rotativo comunale;
· Innovazione dei sistemi decentrati di produzione di energia elettrica;
· Progettazione e creazione di “smart grid”, secondo il modello di internet applicato all’energia;
· Oltre alla realizzazione obbligatoria di nuovi quartieri “nZEB”, incentivare gli interventi di efficienza energetica in condomini/edifici esistenti qualora superino i limiti previsti dalla normativa (attraverso una progettazione integrata edificio-impianti);
· Promozione della cogenerazione, micro-cogenerazione, geotermia;
· Sostegno a soluzioni cooperative per gli inquilini (Gas dell’energia) che adottano pannelli solari da installare negli edifici o in luoghi opportuni vicini o di proprietà di enti o società disponibili all’affitto (tetti di capannoni, di supermercati, pensiline di stazioni ferroviarie etc.);
Premetto che lo condivido totalmente, tranne gli anglicismo non necessari e le sigle non esplicitate. Ma mi chiedo: quando mai tutte queste belle cose sono state illustrate ai militanti di Mic, discusse, magari emendate e integrate, e votate?
Non è una questione solo formale, di democrazia interna (che pure…), ma soprattutto sostanziale: tale percorso avrebbe permesso ai militanti di Mic di COMPRENDERE E FARE PROPRIE tali proposte. Persino perplessità e opposizioni sarebbero state assai preferibili al sostanziale silenzio che ha avvolto il Programma, perchè avrebbero indicato un confronto effettivo con le scelte politiche in esso contenute.
Si obietta che non c’era tempo? E quindi, poichè non c’era tempo, NON SI E’ ADOTTATO UN PROGRAMMA DI MILANO IN COMUNE (cioè un programma elaborato, compreso e deciso dai militanti), MA UN ALTRO PROGRAMMA, ottimo, MA NON “ORGANICO” (per usare un’espressione cara a Gramsci) AL MODO DI PENSARE “NORMALE” di un militante di MiC.
Come volevasi dimostrare.
DIMOSTRAZIONE 2
Ma c’è di peggio.
Non ha avuto senso presentare un programma così ambizioso e innovativo a ridosso delle elezioni. Esso avrebbe dovuto essere la base di iniziative politiche (vedremo in DIM 3 di che tipo) e anche di proposte in Consiglio, per farle conoscere a una cerchia più ampia e anche per rispondere a una ragionevole obiezione di un nostro potenziale elettore: “
Le vostre proposte sono molto interessanti. Le avete illustrate alla Giunta? Cosa ha risposto? Non l’avete fatto? Allora, come fate ad essere sicuri che sarebbero state respinte? A me Sala sembra una persone intelligente e ragionevole, magari ne avrebbe accolte molte.”
Per presentarsi COME ALTERNATIVI A SALA, non basta avere un buon programma (e averlo fatto proprio, vedi DIM 1), BISOGNA POTER AFFERMARE IN MODO INOPPUGNABILE CHE I SUOI CONTENUTI PIU’ IMPORTANTI SONO STATI PRESENTATI E RESPINTI O IGNORATI dalla Giunta in carica. Altrimenti, la persona “normale” NON CAPISCE LE RAGIONI DI UNA CANDIDATURA OPPOSITIVA.
Ma questa affermazione non si sarebbe potuta fare perchè molte delle proposte avanzate nel Programma presentato NON HANNO MAI FATTO PARTE DI ALCUNA INIZIATIVA POLITICA DI MIC CIOE’ DEL SUO “PROGRAMMA EFFETTIVO”: quello implicito nelle iniziative degli anni scorsi.
Come voleva dimostrare.
DIMOSTRAZIONE 3
Ma c’è ancora di peggio. Tenendo presente il brano del punto 4 del Programma, leggiamo anche il seguente tratto dal punto 11:
Milano, con il suo vasto territorio del Parco Sud, costituisce il secondo comune agricolo d’Italia. Nel contempo Il Comune possiede MM, Milano Ristorazione, è il maggiore azionista di CAP, con Brescia è anche il maggior azionista di A2A, che cura lo smaltimento dei rifiuti di Milano e di Brescia, la produzione energetica di Milano e il teleriscaldamento di Brescia. Per questo si possono porre le condizioni per orientare in modo virtuoso il futuro delle città e della sua cittadinanza, preservando territorio, cibo e acqua pubblica.
Milano: tutelare, riscoprire e trasformare la sua vocazione agricola
Riteniamo che debbano essere create le condizioni di una trasformazione dell’attuale modello agricolo industriale, che ne costituisce la prevalente caratteristica con le sue monocolture e gli allevamenti intensivi, in direzione di una progressiva agrobiodiversità (condizione ineludibile per praticare la sovranità alimentare), reintroducendo colture abbandonate (a partire dalla frutticoltura e dalla orticoltura, dal frumento, ecc.) e allevamenti ecosostenibili. Milano sia un modello ed il suo territorio diventi sperimentazione di tali “buone pratiche”. Proponiamo forme di incentivazione verso un modello agricolo orientato alla sostenibilità ambientale (il 40% dei cambiamenti climatici sono dovuti all’agricoltura industriale e alla sua catena indotta), pena il progressivo abbandono delle attività agricole dal territorio con anche la loro funzione di presidio del territorio stesso. Vanno create e sostenute le esperienze autorganizzate del consumo critico, che devono sempre più muovere nella direzione di strutturare le filiere agroalimentari ecosostenibili. Nel rispetto della Costituzione (art.44: Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del territorio e di stabilire equi rapporti sociali la legge impone vincoli e obblighi alla proprietà terriera privata…) proponiamo:
· Una buona pianificazione delle coltivazioni, evitando sovrapproduzioni e sprechi
· Demercificazione del cibo e applicazione di prezzi trasparenti
· Sostegno alle filiere alternative e di autorganizzazione dei cittadini (GAS)
· Apertura di centri di raccolta e distribuzione di merci a km zero con l’utilizzo dei Mercati Comunali
· Indirizzare la domanda di ristorazione pubblica verso la produzione agricola biologica locale così da essere da incentivo alla trasformazione produttiva.
Entrambi i brani (e molti altri) coinvolgono l’attività di vari soggetti sociali, alcuni molto strutturati e magari impegnati in progetti di trasformazione più o meno ambientalmente compatibili (come A2A, per esempio), altri emergenti nelle filiere alternative agroalimentari, altri ancora fruitori di tali filiere (come i GAS), eccetera.
Insomma, una molteplicità di soggetti eterogenei. Ora, come proponenti di un Programma così ambizioso, avremmo dovuto confrontarci molto prima con tali soggetti, anche per registrare critiche, perplessità, suggerimenti, proposte alternative. E anche essere in grado di capire quanto sarebbe stato ampio l’eventuale appoggio.
Per riassumere: un VERO programma di Milano in Comune per prima cosa avrebbe dovuto essere fatto proprio, attraverso il dibattito democratico, dal corpo dell’Associazione; poi diventare da una parte iniziativa politica verso chi governa la città e dall’altra lo strumento principale per aprire dei canali di confronto con una molteplicità di soggetti economici e sociali.
Se poi Milano in comune avesse avuto l’intelligenza di NON CONSIDERARLO UNA BANDIERA MA UN MEZZO PER RACCOGLIERE ESPERIENZA POLITICA E SOCIALE, ne sarebbero state prodotte versioni successive, esattamente come qualsiasi realizzazione vitale che utilizziamo nella nostra vita contemporanea.
QUESTO SAREBBE STATO IL VERO PROGRAMMA DI MILANO IN COMUNE, non un documento, per quanto pregevole, proposto assolutamente troppo tardi per avere una qualsiasi efficacia politica.
Il Programma effettivo è stato invece l’insieme dei pochi slogan diffusi dai nostri generosi militanti nei gazebo agli angoli delle strade, come se rivolgersi a un’umanità atomizzata avesse potuto darci una qualche forza politica.
Come volevasi dimostrare.
GT
QUALCHE ULTERIORE CONSIDERAZIONE BASATA SUI RISULTATI ELETTORALI
[Questo testo è stato rimaneggiato un po’ il 19/10 anche per aggiornarlo con i numeri definitivi; la sostanza del ragionamento comunque non cambia. GT]
Ho utilizzato i dati delle liste per l’elezione del Sindaco disaggregati per Lista e Municipio perchè al momento è il massimo dettaglio disponibile. La notazione decimale è quella anglosassone: nei numeri, il punto (.) rappresenta quello che in Italia è la virgola (,). L’intensità del colore dipende dalla percentuale mostrata e la rende più rapidamente percepibile.
La lista Milano in Comune – Civica AmbientaLista
Queste sono le ben note percentuali ottenute nell’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale (percentuali su tutti i Voti Validi).
Queste sono le percentuali di Civica AmbientaLista rispetto a tutti i voti della lista:
Come si vede, nei Municipi 1, 3 e 7 il contributo è particolarmente importante.
L’area dei Verdi
Ho provato a sommare, Municipio per Municipio, i voti di Europa Verde (Sala) con quelli di Civica AmbientaLista e ne ho calcolato le percentuali rispetto ai Voti Validi. Il risultato è il seguente:
I voti Verdi non sono particolarmente numerosi in nessun Municipio, nonostante la grande avanzata di Europa Verde rispetto al passato. Colpisce la scarsità nel Municipio 7 (il più a Ovest) in cui pure è presente il problema del progetto per il nuovo stadio di San Siro. A quanto pare, la grande maggioranza della popolazione non è contraria allo smantellamento del vecchio Meazza. La percentuale maggiore si riscontra nel Municipio 3, area in cui la Sinistra è sempre stata particolarmente attiva e radicata. Ciò sembrerebbe confermare la tesi per la quale in Italia l’ambientalismo non è alternativo alla Sinistra, ma al contrario che costituisce uno sviluppo.
La cartina seguente mostra le percentuali dei voti di Civica AmbientaLista rispetto a quelli di Europa Verde:
Qui vediamo segnali di maggiore presenza di Civica AmbientaLista nei Municipi 3 e 7. Sempre tendendo conto che stiamo guardando in un microscopio che vede i millesimi rispetto ai Voti Validi, questi segnali sembrerebbero indicare che le iniziative di lotta a difesa dell’ambiente NON aumentano l’adesione popolare alle posizioni ambientaliste ma spostano un po’ i voti da un ambientalismo di opinione (Europa Verde) a un ambientalismo più militante (Civica AmbientaLista).
La Sinistra
Veniamo ora all’esame autoptico della Sinistra, sempre con l’ausilio del microscopio.
Incominciamo con quella che probabilmente è l’immagine più brutta per noi di queste elezioni: la frantumazione della Sinistra.
Qui si vede il confronto della somma dei voti di Milano Unita e delle quattro liste minori su tutta la Sinistra (queste e Milano in Comune senza CAL):
Nonostante il grande sforzo unitario di Milano in Comune, tre quarti della Sinistra aderisce a una delle altre 5 liste.
Confrontando la somma dei voti di Milano Unita, Milano in Comune (senza Civica AmbientaLista) e delle altre 4 liste nel 2021 con quella di Sinistra per Milano, Milano in Comune e Partito Comunista dei Lavoratori nel 2016, si ottengono queste percentuali (in questi calcoli l’astensionismo non conta perchè si ragiona su numeri assoluti di Voti Validi):
Dalla cartina si vede che, mentre nei Municipi 2, 5 e 9 la Sinistra in complesso dimezza quasi esattamente i propri voti, nel Municipio 1 ne perde addirittura due terzi (niente Sinistra della ZTL…).
Il “Campo Largo”
Ora facciamo lo stesso raffronto ma aggiungendo ai voti del 2021 quelli di Europa Verde e Civica AmbientaLista:
Qui i voti del 2021 corrispondono abbastanza bene con quelli del 2016, con un aumento medio del 10% circa (fa eccezione solo il Municipio 8). Questo rafforzerebbe la tesi secondo la quale c’è stato uno spostamento dei voti dalla Sinistra ai Verdi all’interno di un “campo largo” complessivo, ma senza una grande capacità di coinvolgere il resto dell’elettorato.
Quanto pesa questo “campo largo” rispetto al totale dei Voti Validi 2021? Ecco:
Continuando a ragionare sul “campo largo” di Verdi più Sinistra (che sembrerebbe descrivere meglio le vicende della nostra area, come si è visto più sopra), si può verificare quanto abbia pesato la propensione ad allearsi con Sala, confrontando la somma di Europa Verde e Milano Unita con tutto il campo Verdi più Sinistra:
Come si vede, la propensione ad allearsi con Sala prevale ovunque, ma è particolarmente forte nel Municipio 1 (eccola, la “Sinistra della ZTL”…), meno pronunciata nelle periferie. Sembrerebbe che tale propensione si alimenti o della speranza di essere abbastanza forti da poter condizionare Sala (Municipi di Nord-Est) o da una certa indifferenza verso questi temi (Municipio 1).
Qualche considerazione finale
A questo punto, mi sembra che una qualsiasi strategia di unire la Sinistra (questa Sinistra di piccole liste in concorrenza) a Milano non abbia senso: chi ha deciso di agitare la sua bandierina identitaria chiaramente non è interessato né a un percorso unitario né alla ricerca di strade alternative per entrare in contatto con nuove realtà sociali. E tantomeno chi ha deciso di saltare sul carro del vincitore a prescindere.
Però qualcuno/a dei loro aderenti, riflettendo sui risultati, potrebbe cambiare idea.
Da parte nostra, mi sembra evidente che sia stati percepiti cone “un’altra piccola irrilevante formazione di sinistra”. Non ne usciamo pensando di fare meglio quello che abbiamo sempre fatto. Abbiamo bisogno di introdurre una DISCONTINUITA’ POSITIVA.
Una discontinuità può essere negativa quando ci sono ragioni rifiutare scelte e iniziative precedenti. Noi non abbiamo alcuna ragione per fare ciò. NULLA DI QUELLO CHE ABBIAMO FATTO CI HA DANNEGGIATO. Non c’è nulla di cui dobbiamo rimproverarci, anzi.
Discontinuità positiva significa aggiungere alle cose che abbiamo fatto e che dobbiamo continuare a fare UNA VISIONE PIU’ AMPIA DELLA NOSTRA PROPOSTA POLITICA. Essa è già contenuta in gran parte nel programma che abbiamo presentato e anche nell’attività svolta da Patrizia Bedori. Ma, come ho già argomentato, tutto ciò è stato “too little, too late” (troppo poco, troppo tardi): semplici dichiarazioni pubblicate le ultime settimane prima del voto e notate da pochissimi.
Invece questa visione più ampia dovrebbe essere la base di ulteriori riflessioni fra le compagne e i compagni di Milano in Comune, di un nuovo modello organizzativo (per esempio attivando commissioni permanenti focalizzate su specifici settori di intervento) e, grazie a ciò, di nuove prospettive di collegamenti sociali, magari anche nell’area della Città Metropolitana. Va da sé che l’arrivo di nuovi/e aderenti, specie giovani, darebbe un grande impulso a questa discontinuità positiva.
Giovanni Talpone
Fonti consultate il 19/10/2021:
5/6/2016 Elezione del Consiglio Comunale,
3/10/2021 Elezione del Consiglio Comunale