Milano in comune - Sinistra e costituzione

AMBIENTE

Contrasto al Regionalismo differenziato. Impegno prioritario della Rete delle Città in Comune, assunto dall’assemblea nazionale di domenica scorsa. Ordini del giorno nei consigli comunali e mobilitazione nel paese.

E’ prioritaria oggi l’opposizione contro l’“autonomia regionale differenziata” e la Rete delle Città in Comune, come condiviso nella sua ultima assemblea nazionale di domenica scorsa, sarà in prima fila con tutte quelle associazioni, movimenti, forze politiche, sociali e sindacali che si stanno battendo contro questo provvedimento. In stretta relazione con la piattaforma dell’assemblea tenuta in concomitanza a Roma, a cui la Rete ha pienamente aderito.
L’autonomia differenziata non è altro che una vera e propria “secessione dei ricchi”, che avrà effetti devastanti a partire dall’accentuare le disuguaglianze sociali a seconda della residenza, cioè del “suolo”. Un disegno che viene da lontano e che affonda dal punto di vista istituzionale le sue radici nella sciagurata contro riforma fatta dal centrosinistra (anche) del titolo V° della nostra Costituzione. Così si è aperta una “autostrada” ed oggi Regioni amministrate tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra , vedi il caso dell’Emilia provano a dare l’ultima spallata. Siamo davanti non solo alla messa in discussione dei principi costituzionali di solidarietà e dell’obiettivo fondamentale di rimuovere le cause delle disuguaglianze sociali, ma vi sarà la totale discrezionalità regionali su sanità, scuola, cultura, ambiente – in assenza (come lo è stato fino ad ora, pur previsto dalla riforma del 2001 e seguenti) del fondo di perequazione e dei cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazioni, quindi di una parvenza di tenuta (mai di riequilibrio) dal punto di vista finanziario e di effettiva prestazione di servizi, delle differenze fra territori. Insomma cittadine/i di serie a e serie b a seconda della loro collocazione geografica, territori in competizione tra di loro e farne le spese saranno gli ultimi. Una controriforma i cui costi in buona parte si scaricheranno anche sugli enti locali, chiamati – per quanto potranno – a calmierare le esigenze dei propri cittadini e delle proprie cittadine.
Per noi quindi il no al regionalismo differenziato è nodo centrale e un discrimine politico. E anche l’occasione per rilanciare – fra l’altro – nel dibattito non solo istituzionale una “questione meridionale” di cui non si parla più e che invece già oggi vede disuguaglianze sociali “differenziate” dividere il paese. Presenteremo ordini del giorno nei consigli comunali, e lavoreremo ad ogni azione di pressione politica perché amministratori locali si esprimano nettamente – e pubblicamente, in maniera diffusa – contro questa sciagura. Anche collaborando con chi – e sono tanti – si stanno già impegnando su questo fronte, a partire dalla prossima assemblea nazionale a settembre
La Rete delle Città in Comune